Gocce di Terra tra educazione in natura e atelier

"Nel bosco le esperienze sensoriali sono presenti nella loro pienezza e coinvolgono tutti e cinque i sensi. I bambini sono spronati in modo naturale a sperimentare le loro capacità motorie e a fare innumerevoli scoperte ed esperienze tattili. Possono allenare il senso dell’equilibrio camminando sui tronchi o attraversando fossati. Toccano e annusano i fiori e le bacche, e si buttano nell’erba alta o nei mucchi di foglie. Strappano foglie per preparare zuppe e poi si annusano le mani, sentono il picchio e altri uccellini o il fruscio delle foglie. D’inverno si mettono a studiare le tracce degli animali o provano a prendere i fiocchi di neve con la lingua"

Alexandra Schwarzer Giocare Tra Gli Alberi

 

Gocce di Terra è un centro educativo che concilia l’outdoor education, la pedagogia attiva, la passione per l'arte e gli albi illustrati, stimolando il pensiero critico e la creatività dei bambini grazie a un contesto estremamente libero nell’essere interpretato e libero da sovrastrutture.

La natura è una grande maestra in grado di favorire l’apprendimento autonomo, con piacere. La nostra realtà propone esperienze multisensoriali nel giardino, nel bosco, e all'interno della struttura e si pone l’obiettivo di costruire conoscenza e di accrescere le capacità sensoriali ed emozionali dei bambini. I materiali naturali e destrutturati nell’ambiente esterno e in quello interno si fondono insieme e si raccontano.

 

Educazione attiva all’aperto

I bambini e le bambine nei giochi motori all’aria aperta possono mettersi alla prova entrando in contatto con la natura e lo spazio circostante. Saltare con la paura di cadere, correre con il rischio di inciampare, arrampicarsi per cercare una diversa visuale sono esperienze fondamentali, per mettersi alla prova, vincere le proprie paure, misurarsi nelle diverse situazioni, riconoscere il pericolo e i propri limiti.

A partire dalle esperienze corporee e sensoriali, grazie all’esperienza concreta, al fare e al procedere per tentativi ed errori, provando e riprovando, avvengono i primi scambi con il mondo.

I bambini e le bambine sono esploratori irriducibili che colgono il cambiamento e le trasformazioni della natura attraverso le stagioni, osservano un insetto che corre lungo il muro, le foglie cadute da un albero; toccano l’erba bagnata, i sassi in un angolo del giardino, un bastoncino con i nodi; ascoltano il rumore del vento tra le foglie, il fischiettare di un uccello, un aereo che passa nel cielo; annusano l’odore della terra bagnata, il profumo di un fiore, l’odore acre dell’acqua stagnante di una pozza; gustano il sapore di un frutto raccolto.

Queste esperienze aprono alla meraviglia, allo stupore, all’incanto e alla bellezza; i bambini e le bambine rimangono affascinati dall’ambiente, attratti nei confronti di ciò che appare ai loro occhi e, se qualcosa cattura la loro attenzione, sono abilissimi nel concentrarsi, nel porre domande nella ricerca di attribuire senso a ciò che li incuriosisce.

Per godere della natura, esprimersi nello spazio esterno e apprendere, hanno bisogno di condividere con i loro pari le esperienze anche ispirandosi alle azioni più coraggiose, di confrontarsi, di cooperare per trovare soluzioni, mediazioni e strategie migliori, ma altresì hanno bisogno di un adulto attento e rispettoso che non anticipi i loro progetti, ma, al contrario, li sappia sostenere.

Crediamo che ogni educatore o insegnante debba volgersi verso l’ambiente esterno con uno sguardo dotato di intenzionalità pedagogica per progettare esperienze che favoriscano il contatto con l’ambiente, incoraggino i bambini e le bambine a sentirsi parte di esso. Lo spazio esterno è un ambiente di apprendimento aperto a innumerevoli percorsi e campi di esperienza. Senza togliere importanza alla funzione svolta dallo spazio interno è possibile ripensare la didattica declinandola nell’ottica dell’Educazione attiva all’aperto assumendo la centralità del gioco inteso sia come situazione spontanea che come forma intenzionalmente guidata: “In altre parole, non si tratta di operare un ribaltamento che renda insignificante lo spazio-sezione, ma un riequilibrio nell’impianto pedagogico (…) Per fare questo è necessario metter momentaneamente fra parentesi lo spazio interno ed usare una lente di ingrandimento su quello esterno” (Farnè, 2015).

Risulta particolarmente strategico saper rendere gli spazi esterni ospitali e accoglienti, ricchi di materiali naturali pronti ad essere manipolati ed esplorati; spazi dove muoversi liberamente, sollecitare la curiosità, la voglia di inventare e/o costruire nuovi mondi. È importante avere una mente aperta e un pensiero progettuale divergente che consenta di trasformare le proprie ipotesi di lavoro sulla base degli interessi e i suggerimenti dei bambini e delle bambine.

 

L'atelier e le attività laboratorio

L’ atelier, in ambito pedagogico, è un’innovazione introdotta da Loris Malaguzzi nelle scuole dell’infanzia comunali di Reggio Emilia nella seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso, oggi diffusa in molte parti d’Italia e del mondo. Si affida all’atelier il ruolo di stimolo a provare nuove strategie didattiche per valorizzare i modi che i bambini, e gli esseri umani, hanno nel costruire conoscenza.

A differenza del laboratorio, che è uno spazio specializzato per l’acquisizione di una tecnica, l’atelier è un luogo aperto all’invenzione nel quale le bambine e i bambini, ma anche ragazzi e adulti, indagano e visualizzano concetti o immagini con strumenti e materiali diversi. Provano, trafficano, immaginano, producono idee e le rendono visibili con tutti i linguaggi che hanno a disposizione, lavorano da soli e in gruppo, si confrontano con i coetanei e con gli adulti che coordinano il lavoro. Le opere che escono possono essere soggettive o collettive.

L’atelier è uno spazio nel quale non entrano schede pre-confezionate, modelli da imitare o schemi da seguire acriticamente, perché sono il contrario della creatività che l’atelier cerca di promuovere.

Lo spazio dell’atelier deve essere gradevole, bello, seduttivo, deve attrarre, deve essere un luogo nel quale ci si sente accolti e dove si sta bene. L’ambiente deve essere ben progettato, tutti gli spazi debbono avere una connotazione riconoscibile, un’identità specifica, e debbono essere pensati per suggerire azioni concrete o sollecitare interessanti immaginari. In tutto questo ha un ruolo importante la documentazione visiva dei progetti realizzati in quell’atelier che deve cercare di evidenziare le motivazioni delle scelte, esporre i concetti affrontati e narrare i processi che hanno accompagnato la loro realizzazione.

L’Atelier ha introdotto una complicazione, una moltiplicazione delle esperienze e dei pensieri, dove i materiali e gli strumenti analogici e digitali, offrono un’esperienza concreta, dove si sperimenta l’ipotesi, l’osservazione, la ricerca, individuale e di gruppo, favorendo in particolare percorsi inusuali e differenti.

Molteplici elementi grafico pittorici, supporti cartacei, trasparenti, plastici, strumenti digitali come tavoli luminosi e lavagne luminose uniti a materiale naturale e di riciclo vengono offerti e messi a disposizione dei bambini, attraverso esperienze concrete e generative, dove il ruolo dell’adulto assume una importanza fondamentale. Quest’ultimo, in ricerca egli stesso insieme ai bambini, ricrea attraverso setting educativi contesti di apprendimento che contengono in maniera implicita delle prefigurazioni sull’agire e le scoperte dei bambini che solo attraverso l’osservazione, l’esperienza e la riflessione, frutto della documentazione pedagogica, porteranno ad un orientamento e a rilanci nella quotidianità.

 

Il ruolo della figura adulta

Il ruolo di accompagnamento dell’adulto corrisponde all’assunzione di responsabilità nei confronti dei bambini e delle bambine e rappresenta l’elemento centrale della relazione educativa. Le proposte che si realizzano all’aperto richiedono diverse modulazioni relazionali che si fondano sull’importanza di offrire esperienze orientate, ma non completamente dirette dall’alto. L’educatore e l’insegnante hanno imparato a porsi secondo una posizione marginale per realizzare una mediazione riconoscente che consenta, all’interno della relazione educativa, il ri-conoscersi, in quanto adulto e contemporaneamente, ri-conoscere il valore dell’altro, in quanto bambino o bambina. Si tratta di una modalità relazionale capace di attenzione nei confronti delle diversità, stili cognitivi, intelligenze, storie personali. L’osservazione come atteggiamento di attenzione al fare dei bambini e delle bambine, deve essere considerata come una delle azioni più importanti della professionalità educativa. Questo permette di cogliere gli interessi e i bisogni, di comprendere il cambiamento dovuto al raggiungimento di nuove abilità e competenze.

È fondamentale guardare la relazione tra adulti e bambini in un’ottica di scambio, dove entrambi sono soggetti attivi che si influenzano reciprocamente, le figure adulte evitano di intervenire e anticipare le scoperte e le azioni dei bambini e delle bambine; sono capaci di essere facilitatori accompagnando e sostenendo nei loro percorsi. La figura adulta inoltre in giardino ha modo di compiere azioni semplici di cura dello spazio e così facendo si farà modello educativo di comportamenti e azioni.

L’adulto esercita uno sguardo attento e concentrato su ciò che accade spontaneamente in ogni luogo del giardino. L’agire è volto alla disponibilità, all’accoglienza, alla cordialità, all’incoraggiamento nella consapevolezza che la spontaneità dei bambini e delle bambine va coltivata e sostenuta; ogni esperienza emotiva, sensoriale, cognitiva vissuta diventa ancora più significante se la figura adulta la sostiene e la valorizza.

L’educatore e l’insegnante sostengono i bambini e le bambine nel coltivare il gusto del perché delle cose, la scoperta e la ricerca mantenendo intatta la curiosità scientifica; assistono e guidano con discrezione la personale ricerca di cui sono protagonisti i bambini e le bambine favorendo conversazioni e discussioni al fine di co-costruire conoscenza attraverso scambi dialogici. Interrogare la natura significa indagare, osservare, fare ipotesi, procedere per prove ed errori, sollevare dubbi e curiosità e favorire la costruzione delle teorie sulla realtà.

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